Oggi stiamo assistendo ad un importante momento di cambiamenti storici in seno all’Unione europea. I leader europei, in particolare quelli della Commissione, dell’Ecofin e della Banca centrale europea, approfittano della crisi per imporre un ordine neoliberista opposto a ciò che dovrebbe essere l’ideale europeo.
Il volto dell’Europa sta cambiando con conseguenze estremamente pesanti per i cittadini e per il futuro del progetto europeo. Questa "rivoluzione silenziosa" - come lo stesso Barroso sostiene - avviene attraverso l’attivismo senza precedenti sul piano giuridico-istituzionale: la proliferazione di interventi su fisco e salari, nuove imposizioni di rigidita’ dei bilanci, pene più severe e automatismi nella loro attuazione, riscrizione della legislazione europea e nazionale (trattati, costituzioni). Ciò significa rafforzare il potere della Commissione e del Consiglio europeo, riducendo il Parlamento europeo - come riconosciuto dal suo nuovo Presidente - ad un semplice certificatore delle decisioni dei capi di Stato.
Il recente trattato fiscale europeo radicalizza la scelta di austerità, nel contesto di una crisi paragonabile a quella del 1930, oltre a una crisi ambientale senza precedenti, che richiedono, al contrario, interventi per preservare i posti di lavoro e aumentare gli investimenti pubblici. La Commissione puo’ quindi obbligare gli Stati a allinearsi alle sue visioni, imponendo scelte e vincoli che ledono le prerogative fondamentali della vita democratica.
Con l’adozione di questo trattato, i leader dell’UE negano la realtà. I tanti summit dell’Unione europea che hanno avuto l’obiettivo di "ripristinare la fiducia del mercato" e risolvere la crisi nella zona euro, sono in realtà di fronte ad una crisi finanziaria e sociale che si sta aggravando. Ad iniziare dai Paesi della periferia della zona euro seconda comincia in Europa, e la situazione sociale ed economica si sta deteriorando in tutti i paesi europei, a cominciare ovviamente da parte dei paesi della periferia della zona euro.
I cittadini si chiedono se gli obiettivi dichiarati non nascondano una diversa strategia: usare l’occasione della crisi per passare a un diverso sistema sociale e democratico («mai sprecare una buona crisi").
Gli sviluppi odierni della crisi sono la negazione più grave della democrazia che l’Europa ha vissuto dalla fine della seconda guerra mondiale. I cittadini europei sono sottoposti a politiche punitive quando tutti sanno che questa crisi deriva principalmente dal delirio dei banchieri, dalla incompetenza dei politici che avrebbero dovuto controllarli e da due decenni di smantellamento di salari e tassazione. Un neoliberismo punitivo che mette doppiamente la democrazia in pericolo. Con la tendenza autoritaria (quando Jean-Claude Trichet, ex governatore della BCE, ha inviato una lettera alle autorità italiane per accelerare i tagli e suggerire di abbandonare la contrattazione collettiva a favore del livello aziendale, o quando, con l’approvazione della troika, sono stati formati “governi tecnici” in nome della crisi in Grecia e in Italia), ma anche favorendo la nascita di nazionalismi, anti-europeismi e dando spazio al sorgere di autoritarismi (Francia, Ungheria, Finlandia, ecc.)
Noi diciamo "Basta"! Non possiamo più accettare queste politiche che hanno già gettato l’Europa nel caos economico e che risvegliano i demoni nazionalisti che la creazione dell’ Europa è destinata a sradicare. Occorre una difesa dell’Europa e del suo modello sociale, che non è quello dettato dalle grandi aziende e delle banche.
Questo richiede altre politiche, ed anche un altro ruolo delle istituzioni e dei trattati: non serve un indurimento del neoliberismo punitivo, ma occorre estendere la democrazia. Esistono alternative. Ciò che manca oggi è un equilibrio di potere per attuare queste alternative e sviluppare processi politici per implementare il progetto europeo sulla strada della democrazia e del progresso sociale. Il vertice alternativo puo’ essere il primo passo verso il raggiungimento di questi obiettivi.
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